Tiziano Tonolli El Pitor | Biografia
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Tiziano Tonolli

Il doppio mimetico

Tiziano Tonolli e il doppio mimetico.

Josè Saramago, scrittore portoghese, autore dell’Uomo duplicato, gli chiederebbe: «È sicuro, il pittore, di essere unico e univoco?». Di fatto non lo è. Nella sua opera ci sono due, forse tre, Tonolli. Uno è alla frenetica ricerca del dinamismo, affascinato dalle manifestazioni d’esuberante vitalità: danza e sport. L’altro s’incanta nella natura, immerso in paesaggi nei quali regna pur sempre l’energia vitale, ma apparentemente immutabile, tranquilla e tranquillizzante. E il (forse) terzo Tonolli? È nei quadri d’esuberante vitalità. Nella danza c’è il sensuale movimento della voluttà. Nei quadri di sport c’è l’azione risoluta, il moto finalizzato a se stesso.

Il tema del doppio agita da secoli letteratura, arte, psicanalisi (da Socrate a Freud). Tonolli non entra in indagini psicologiche o antropologiche. Si limita a declinare in pittura, a trasferire passioni e realtà in modi e forme diversi. Il suo è un doppio involontario, dettato prima dal cuore e poi dalla mente e dalla mano che dirige il pennello.

Tiziano Tonolli nasce a Villafranca di Verona, dove tuttora vive e lavora, nel 1954. Fin da piccolo rivela le proprie attitudini ed un trasporto naturale per il disegno ed il mondo dei colori. Adolescente, frequenta una scuola grafica e, in seguito, sotto la guida dello zio, il maestro pittore bresciano Gaetano Valbusa, inizia il percorso di pittura dal vero dedicata al paesaggio realizzato con la tecnica ad olio. Partecipa a concorsi, esposizioni personali e collettive ottenendo lusinghieri successi. Poi ha una pausa, una sorta di periodo sabbatico che lo vede lontano dal mondo dei colori. Alla fine la natura artistica lo richiama prepotentemente al suo talento. Tonolli ritorna al colore ed inizia un intenso percorso di studio e ricerca durante il quale concretizza la tecnica decorativa del trompe-l’oeil che diventerà, poi, la sua attività professionale. I temi prediletti lo riportano alla pittura dal vero, con paesaggi suggestivi, scorci di campagne, gli orizzonti disegnati da filari di vigneti, particolari dicantine e di taverne nei quali c’è il massimo rispetto della pittura figurativa. Mai sazio di colori, nonostante l’impegno del lavoro quotidiano, ritorna a dipingere su tela nel tempo libero. Affonta temi di astrattismo, iperrealismo, sperimenta nuove tecniche, nuovi soggetti. La continua ricerca pervade la sua opera. Intenso periodo legato a temi di vita quotidiana, alle passioni che lo coinvolgono: il ciclismo, il tango argentino, lo sport in genere. 

Ma la frenesia per questi temi non lo allontana dal primo, grande amore: la pittura dal vero. Lo accompagna nelle uscite en plein air il cavalletto, sempre lo stesso di 40 anni fa. Quello utilizzato durante le prime uscite, ancora esuberante di sogni e colori legati all’infanzia e all’adolescenza.

Morello Pecchioli